Qualunque figura esperta, soprattutto in ambito educativo e pedagogico, deve garantire la valorizzazione delle opinioni e dei modi di essere del proprio interlocutore, che si tratti di una persona adulta, di una bambina, di una collega o un’utente. Con il chiaro scopo di promuovere l’autonomia delle persone, il percorso educativo assume in tal modo carattere relazionale, rivelandosi un susseguirsi di occasioni e momenti di scambio reciproco.

Il carattere relazionale della pratica sul campo, permette la costruzione di un “pensiero in azione che chiede di essere continuamente elaborato nello scambio e nel confronto” (Saillant, Kilani et Graezer Bideau, 2011: p. 115). Concepire l’intervento educativo come spazio relazionale e di azione permette l’apertura ad un inevitabile percorso di trasformazione che travolge ogni soggetto coinvolto. Non solo la maestra impara insieme a e dall’allieva, ma è modificata dal processo stesso di apprendimento. 

Vedere diventa sguardo che si incontra con un altro sguardo e ne è modificato: non c’è simmetria tra vedere e essere visto; l’esser visto cambia il vedere; lo sguardo è uno scambio di sguardi: è vedere e essere visti.

Silvana Borutti

Accompagnare all’autonomia significa partecipare a un cambiamento profondo che non può essere unilaterale, significa mettersi in discussione ed essere pronte a crescere con. È incertezza, è vulnerabilità dell’esserci e proprio per questo permette l’incontro, il dialogo. Evocare fiducia comporta aprirsi, esporsi in prima persona al possibile, all’irrimediabilità del fare esperienza del mondo. Solo così saranno pensabili e praticabili percorsi di decostruzione di stereotipi e la co-costruzione di una consapevolezza collettiva.

Foto di Riya Kumari